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Mauro-Garbuglia

La scelta vegana, cambiare con consapevolezza

15 Agosto 2016 Posted by Considerazioni dal mondo vegan, lettera aperta a Vegan Place

LA SCELTA VEGANA, CAMBIARE CON CONSAPEVOLEZZA

Ringrazio gli Amici di Vegan Place per aver organizzato un evento così importante e stimolante come il Vegan Place Festival che si terrà a Fermo dal 16 al 18 settembre p.v.
Li ringrazio di avermi invitato e coinvolto nella pratica della cucina e nella presentazione del mio libro “Alimentazione vegan per non vegani”.
Sono qui a fare riflessioni che nascono da un’esperienza oramai trentennale nel campo dell’alimentazione vegetariana, vegana, macrobiotica.
Negli ultimi 30 anni sono cambiate molte cose, tra le quali, la più importante per il contesto di questa riflessione, è un’adesione planetaria, globale, di una consistente parte della popolazione all’alimentazione vegetariana in primis, e dell’alimentazione vegana di conseguenza.
Mentre fino a pochi anni fa l’approccio a queste alimentazioni di nicchia era riservato a pochi “fissati”, ora i “fissati” sono tanti e tra questi “fissati” troviamo la crème dello star system di Hollywood, personaggi politici, cantanti, scrittori, atleti, personaggi di fama mondiale che si dichiarano apertamente vegetariani/vegani, rendendo tremendamente fuori moda chiunque sia legato ancora  al concetto di alimentazione carnivora a tutti i costi!  Cito al volo Leonardo Di Caprio, Carl Lewis, Bill Clinton, Jovanotti, Ariana Grande, Beyoncè e Jay-Z, perfino Mike Tyson (solo per citarne alcuni).
Questo fenomeno di massa non è solo una moda a caso. E’ un’esigenza collettiva fisica, mentale e spirituale.
Le diete “Green” hanno di certo un immediato riscontro sulla salute fisica di chi le approccia, ma soddisfa anche bisogni mentali legati ad un armonia tra le varie parti del corpo, del cervello. Non solo, l’accezione pacifista in difesa degli animali, ci rende partecipi di un principio altamente spirituale che è quello contro la violenza, contro lo sfruttamento e la schiavitù di ogni essere vivente.
Eppure dietro un principio di tale elevatezza si nascondono trappole di ogni tipo, che portano a deviare la verità assoluta sopra espressa in favore di una verità relativa e personale di comodo.
Diceva Guccini: “Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare…”.  Per evitare errori che possono portare anche a danni fisici, mentali, emotivi e spirituali molto gravosi, bisogna cercare una chiave di lettura, rendendo il proprio cammino il più possibile consapevole. Per questo nel mio libro evidenzio i normali errori di gioventù di percorso (non di età) dando il giusto valore a queste esperienze, assolutamente positive se inquadrate nel giusto modo.
Il primo errore che evidenzio e che qui voglio condividere con Voi, è l’estremismo!
Non è estremista chi fa esperienze estreme. La maggior parte delle volte, queste esperienze se fatte in libertà e consapevolezza, sono il sistema riequilibrativo di situazioni precedenti.
Personalmente nel mio percorso di vita ho sperimentato diete vegane molto semplificate per anni o la famosa Dieta n. 7 di Gerges Ohsawa, fondatore della macrobiotica, per 45 giorni, verificando con analisi del sangue ogni 10 giorni il mio stato di salute, e potrei proseguire con altre sperimentazioni fatte.
Sicuramente sono state esperienze estreme, funzionali al mio stato di salute del momento, o a mie esigenze mentali e spirituali. Non è la mia strada per sempre, non è la strada per tutti.
L’estremista è colui che pretende di generalizzare proprie esperienze personali ad un sistema assoluto di valori, dando ad intendere che quella strada (occasionale e spesso inconsapevole) è la via del nuovo cammino dell’umanità! Ed è ovviamente estremista chi ritiene di essere depositario dell’unica verità.
Particolarmente pericoloso (per se e per gli altri) è utilizzare la logica razionale per definire questa via messianica.
Esempi casuali: Io mangio così e sto meglio, quindi chi mangia così sta meglio; io seguo il percorso salutistico per cui prendo tutto ciò che fa bene alla salute e se fa bene, lo prendo di più che fa sicuramente più bene. Seleziono i cibi, le persone, tutto nella mia vita perché voglio essere coerente.  Io sono animalista e non mangio carne e sono vegano, non voglio niente di animale, se ho i pidocchi non li uccido, bevo acqua senza batteri per non ucciderli, e così via. Io sono un difensore degli animali e uccido chi uccide gli animali… e così via.
La logica razionale è una  logica che nasce (secondo gli insegnamenti della Tradizione Orientale) dall’eccessiva stimolazione proprio di carne e prodotti animali sulla parte sinistra del cervello.  La Scienza ci dice che è quella dominante, con un 10 % che noi utilizzeremmo, situato proprio lì.
In Oriente non la vedono così.
Grazie all’Oriente scopriamo che le logiche dell’uomo sono almeno 5. C’è ad esempio la logica dell’Amore, quella dell’Equilibrio  e tante altre da scoprire,  per riscoprirci e soprattutto per scegliere.
La scelta vegana ad esempio è esattamente agli antipodi di questa logica razionale. E’ una scelta creativa che necessità di continue scoperte e sperimentazioni, legata al concetto di Giustizia e di libertà. Libertà per sé stessi e per gli altri. Scegliere una strada vegana significa innanzitutto cambiare il proprio modo di pensare, liberarsi dalle false credenze, coscienti che però esse sono radicate nel nostro subconscio!
Di solito si è estremisti perché si pretende (spessissimo inconsciamente) che gli altri ci diano la forza di portare avanti scelte di cui non abbiamo compiuta conoscenza. A fronte di una critica, più o meno costruttiva, ci si oppone con critiche difensivistiche. Nasce così lo scontro “vegani contro carnivori” e così via. Lo scontro non è nella logica vegana. Tutti hanno la loro parte di ragione ma nessuno ascolta l’altro.
E’ nella logica vegana invece il confronto per una crescita comune.

Dovremmo ricordarci tutti che ogni modalità di alimentazione umana ha una parte fondamentale vegana.
I “carnivori” (ammesso che esistano come categoria di uomini…) sono vegani almeno al 70%! Chi mangia il cibo “fast food”, è vegano almeno al 60%.
I vegetariani sono vegani almeno al 90/95%.  Quindi  già da qui si evidenzia che le cose che ci uniscono come esseri umani sono molte di più di quelle che ci dividono.
Il Vegano appare pericoloso  perché ha il coraggio di fare scelte importanti, etiche, che toccano la coscienza di tutti. E’ una rinuncia a qualche cibo per speriementare una miriade di altri cibi.
Della dannosità degli allevamenti animali a livello ambientale globale, a livello di qualità nutrizionale, se ne parla da tantissimo tempo. La violenza sugli animali allevati che si riversa su chi poi li consuma, sia a livello energetico, che a livello chimico, biologico, emozionale, è noto. Mentre fino a poco tempo questo era fonte di indifferenza, ora non più! Gli allevamenti stanno chiudendo o stanno cercando di rifarsi il lifting con (purtroppo presunti!)  “allevamenti a terra”. Quel che è certo è che la coscienza collettiva sta crescendo e con essa il numero di vegetariani/vegani.

In generale l’estremismo ha 2 facce. Da una parte è l’occasione per una maggioranza di persone di dissentire a priori mentre dall’altra trova adepti convinti della propria presunta superiorità! In sostanza permette a tutti di evitare approfondimenti che sarebbero importanti per tutti!

La strada vegana non è un’invenzione recente. E’ il punto di arrivo di tutte le Grandi Religioni dell’Uomo, di tutti i percorsi iniziatici, di tutte le strade spirituali.
Sottolineo: il punto di arrivo! Dopo un cammino di conoscenza e di depurazione. Dopo aver vissuto le schiavitù delle passioni, delle visioni di parte, della materialità, quando si passa ad un altro livello di visione.
Un livello dove ci sentiamo parte del tutto, quel livello che la fisica quantistica definisce “Entanglement”, ossia unione o sovrapposizione di più sistemi. L’alimentazione vegana aiuta nella comprensione dei livelli sottili dell’esistenza, se si comprende le sue potenzialità e soprattutto se è ciò che si sceglie!
Questo comporta il superamento della lotta, della violenza, dell’adesione ad una etichetta qualsiasi. Si è! Punto!  Ovvio che non è l’unica via alla spiritualità! Ma bisogna farci i conti!
La strada vegana è legata alla visione più alta dell’uomo  ma, attenzione, va fatta “cum grano salis” ossia con buonsenso.
Non possiamo dimenticare né rinnegare chi siamo. Mentre la tradizione orientale è vegetariana/vegana da millenni, in Italia e in Occidente no! Abbiamo esigenze fisiologiche che vanno rispettate.
Una mia carissima amica di Milano, da sempre sensibile alle visioni spirituali e di giustizia di questo pianeta, dopo aver praticato per un po’ di tempo la dieta vegana, si sente male. Una sempre maggiore debolezza e disturbi vari la portano prima a d una serie di esami. In sostanza scopre che la dieta vegana non faceva per lei. Per stare bene di salute ha dovuto scegliere la dieta “paleolitica”, all’esatto opposto.
Ora questo significa che lei ora non è più contro la violenza, conto lo sfruttamento degli animali, contro gli allevamenti industriali?
No! Significa solo che ha dovuto fare i conti con il suo corpo, con la sua storia personale, con le sue esigenze fisiche.  Non dimentichiamo che le “popolazioni indigene” del nostro pianeta, se proprio hanno esigenze di prodotti animali, lo fanno con estremo rispetto degli animali stessi, di cui ringraziano il sacrificio!
La  loro spiritualità non è inficiata da questo gesto, all’opposto esaltata! E’ l’eccezione legata alla sopravvivenza, ben diverso dal consumismo imperante nei nostri supermarket!

Il corpo ci dice cosa è meglio per noi. La Legge fondamentale della salute è la legge del Cambiamento!

Per questo oggi la dieta vegana è la migliore dieta salutista dell’Occidente! Perché per una popolazione che negli anni 60 e 70 del secolo scorso mangiava su invito dell’Istituto Nazionale della Nutrizione dal 50 al 60% di carne e proteine animali, i problemi conseguenti al quel consiglio assolutamente scriteriato oggi possono essere risolti da una buona dieta vegana. Il balzo in avanti delle malattie degenerative in termini numerici è facilmente collegabile a chi lo vuol vedere all’aumento dei consumi di carne e prodotti animali in genere.
Allora il cambiamento vegano diventa un’esigenza collettiva, ora più che mai.

Per comprendere le radici di un problema, bisogna vedere la storia della persona. Quello che si è consumato di più, fatto di più, va cambiato, all’occorrenza eliminato, per riportare ad un giusto equilibrio.
Così, a titolo di corretta informazione, diventa altrettanto evidente  che per una popolazione vegetariana da sempre, se ci sono problemi fisici, la soluzione può essere nella carne o in prodotti animali.  Bisogna evitare sia il dogmatismo che ogni forma di giudizio sulle scelte altrui per la Libertà di fare ognuno il proprio percorso di vita.

La legge fondamentale è quella del cambiamento! Non esiste una scelta sbagliata a priori, esistono solo “errori perfetti” in funzione della nostra evoluzione spirituale!

E’ sempre nella Tradizione o nell’esperienza decennale che troviamo risorse per fare un proprio cammino in sintonia con le scelte ideologiche, religiose o etiche. Pur essendo ognuno diverso, ci troviamo spesso davanti a degli step comuni. Come affrontare quelle che in Oriente vengono chiamate “scariche” corporee che durante il cambiamento provocano fastidi assimilabili la concetto di “malattia”? I rimedi naturali ci sono, la stessa alimentazione modificata diventa rimedio, senza eliminare a priori il ricorso alla medicina allopatica in caso di necessità. Sperimentare si ma con buon senso.

Soprattutto è bene comprendere delle tante proposte che girano su internet o sui libri di settore quale siano quelle più adatte alla propria persona.
Per esempio è molto decantato il decalogo che gira della dieta cosiddetta alcalina, la quale dà indicazioni di mangiare frutta e verdure alcalinizzanti, mentre sono da evitare “Tutti i cibi cotti”e il “sale”. Poi dice anche che ad esempio il limone pur essendo  acido è consigliato perché il corpo “reagisce” in funzione alcalinizzante. Sono ottimi consigli, ma non sono consigli per tutti!
E’ una strada vegana, non è l’unica strada vegana!
Occorre contestualizzare ogni scelta per comprenderne valore e limiti.
La dieta indicata come “alcalina” è in sostanza una manifesto di dieta crudista, più che di dieta alcalina.
La dieta crudista è un’ottima dieta, altamente depurativa, molto adatta in quelle latitudini dove il caldo è dominante (equatore e paesi limitrofi), è un’ottima dieta per malattie collegate a fegato/polmoni e organi attinenti, è un’ottima dieta estiva. Non è però una dieta adatta a tutta la popolazione mondiale, non è una dieta adatta per tutte le stagioni, non è una dieta per le persone deboli e malate cronicamente.
Per le popolazioni dei paesi nordici o polari, è una dieta improponibile se non per brevissimi periodi. D’Inverno è una dieta che impedisce al corpo di adattarsi normalmente al freddo esterno.
Una persona debole o malata cronicamente, che ha una situazione di scarsa energia, di scarso calore interno,  la dieta crudista peggiora la situazione.
In queste situazioni è decisamente più funzionale una dieta vegana cotta! D’inverno occorre cucinare i cibi a lungo. Quel calore che ci arriva da quel cibo ci fa stare bene al freddo! Abbiamo un sistema nervoso periferico che se giustamente nutrito, in armonia con le stagioni, ci fa stare bene in ogni clima e latitudine. E’ quindi buona cosa comprendere come aiutarlo.
Il sale è un tema da rivedere. Ci sono tanti tipi di “sale”. Normalmente li chiamiamo “Sali minerali” e sono fondanti della salute umana. Il sale marino integrale ad esempio è un unione di diversi minerali (magnesio, silicio, potassio, sodio, iodio, etc. etc.) ed esercita un’azione benefica a tanti livelli.  Il sale marino integrale è il cibo alcalino per eccellenza! Riscalda, dinamizza, aumenta la funzione vitale dell’organismo!
Un cibo acido, ad esempio i cereali, cucinato con acqua e sale marino integrale, diventa alcalinizzante!
La cucina da sempre è il sistema di modificare chimicamente le caratteristiche dei cibi in base alle nostre esigenze. Dimenticare questo, significa dimenticare da dove veniamo!
Il Sale raffinato è solo sodio ed è un alimento molto specifico e anomalo!
Come il limone stimola una reazione alcalina, il sale raffinato stimola una reazione acida, perché è troppo specifico. E’ noto che i danni alla salute umana sono dati dalla troppa raffinazione dei cibi. In particolare sale raffinato, farina raffinata, zucchero raffinato, sono tra i principali colpevoli delle problematiche salutistiche moderne!
Il corpo tende sempre all’equilibrio. A fronte di una eccessiva raffinazione si creano reazioni altrettante eccessive.
Una dieta vegana/vegetariana senza sale, nel medio e lungo termine è seriamente pericoloso!
La dieta senza sale ha senso per chi è brevilineo, per chi ha fatto un abuso di carne, in particolare insaccati  e carni salate, per chi ha una struttura forte indebolita da situazioni di stress, di eccessiva attività lavorativa, da chi ha problemi nella parte bassa del corpo (intestino crasso, prostata, utero, ovaie, testicoli, gambe, etc), per un breve periodo che va da 3 a 6 mesi massimo! Sto parlando di dieta completamente senza sale!
Essere consapevoli che il sale integrale, come ogni cosa,  va gestito, integrato, equilibrato, utilizzato, in una dieta rispettosa delle nostre particolari esigenze è basilare! Il troppo storpia in ogni cosa ma anche la carenza!

Esiste un unico sistema per evitare di farsi del male! Diventare nutrizionisti di noi stessi! Solo ciascuno di noi può sapere cosa gli serve mangiare!
Nel mio libro troverete una guida a farlo con consapevolezza, nel rispetto delle vostre scelte ideologiche e spirituali.
Da troppo tempo l’Occidente vive in un costante allontamento tra le esigenze fisiche, mentali, emotive e spirituali. La strada del nostro presente/futuro è quello di riunire il nostro essere, allineato verso il futuro che ciascuno vuole per sé, con la consapevolezza che siamo molto più di uno, ciascuno di noi è il tutto!
Siamo, volenti o nolenti, una particella di Dio!

Mauro Garbuglia

Richard Horton: nessuno è pronto a fare il primo passo per ripulire il sistema

12 Agosto 2016 Posted by Considerazioni dal mondo vegan

Richard Horton: nessuno è pronto a fare il primo passo per ripulire il sistema

The Aspen Institute organized the presentation of the 2013 Global Leaders Council for Reproductive Health Award in Geneva on the margins of the 66th World Health Assembly. The Gambia, Kenya, Zambia and Sierra Leone were recognized for their achievements as part of a USAID funded effort to recognize and encourage improvements in reproductive health. HHS Assistant Secretary for Global Affairs, Dr. Nils Daulaire and USAID Assistant Administrator for Global Health, Dr. Ariel Pablos-Méndez spoke at the event which was broadcasted live on the web by the U.S. Mission Public Affairs team. U.S. Mission Geneva / Eric Bridiers

“The Lancet” una delle più prestigiose riviste mediche, nell’aprile del 2015 (The Lancet, vol. 385 dell’11/04/2015) pubblicò, a firma di Richard Horton, il suo redattore capo, un articolo sulle pubblicazioni mediche che varrebbe la pena imparare a memoria e recitare come memento prima di menzionare i risultati di questa o di quella sperimentazione.

Di seguito la traduzione dell’Incipit:

Tantissimo di ciò che viene pubblicato è sbagliato. Io non ho il permesso di dire chi ha pronunciato questa affermazione perché ci era stato chiesto di osservare le regole di Chatham House (Convenzione risalente al 1927 che disciplina la confidenzialità riguardante la fonte d’informazioni confidenziali scambiate in riunioni tenute a porte chiuse N.d.T.). Ci fu pure chiesto di non fare fotografie delle diapositive. Coloro che lavoravano per enti governativi implorarono che i loro commenti restassero anonimi, dal momento che le elezioni britanniche sono in arrivo. Perché la preoccupazione paranoica per la segretezza e l’anonimato? Perché questo simposio sulla riproducibilità e l’affidabilità della ricerca biomedica tenuto a Londra presso il Wellcome Trust la settimana scorsa ha toccato uno degli argomenti più delicati della scienza oggi: l’idea che qualcosa sia fondamentalmente andato male con una delle nostre più grandi creazioni umane. Molta della letteratura scientifica, forse la metà, può semplicemente essere falsa.
L’articolo prosegue descrivendo il perché delle falsità in campo medico, elencando una serie di motivi tra cui il conflitto d’interessi che inevitabilmente va a verificarsi per la dipendenza economica che l’industria farmaceutica fa gravare su chi fa ricerca e ne pubblica i risultati, una ricerca – Continua Horton – “in cui i dati vengono adattati alla teoria da sostenere” e afferma pure che:
“le riviste mediche respingono articoli che, invece, raccontano le cose come stanno”.

L’articolo si conclude con: “La buona notizia è che la scienza (medica) sta cominciando a prendere sul serio i suoi peggiori difetti. La cattiva notizia è che nessuno è pronto a fare il primo passo per ripulire il sistema.

sanità-business

La sanità è un business a spese del malato

29 Luglio 2016 Posted by Considerazioni dal mondo vegan

La sanità è un business ma tu malato te ne dimentichi appena entri in ospedale

Ricorre spesso il concetto che negli ultimi 60 anni è aumentata l’aspettativa di vita e che questo è da attribuirsi prevalentemente alla medicina.

È vero in parte nel senso che la medicina attraverso i farmaci ha allungato la sopravvivenza dell’individuo ma certo non la sua qualità di vita.
I medicinali hanno permesso la convivenza con malattie croniche ma non il loro superamento.
Gli ultra sessantacinquenni prendono sistematicamente farmaci per le diverse patologie di cui soffrono che potrebbero essere scongiurate per tramite una sana prevenzione (da non confondersi con la diagnostica preventiva) che i medici sovente segnalano limitandosi a prescrivere farmaci su farmaci.

L’idea che s’invecchia per l’insorgere di malattie determinando così la presunzione che l’invecchiamento sia una patologia è una deformazione culturale che in questi ultimi 30 anni ha permeato ogni azione sanitaria.

Ricordiamoci che la sanità è il più grande mercato, la più grande industria mondiale il cui giro di affari ha percentuali nell’economia dei paesi.

Ricerche dello staff del Prof. Franco Berrino, ad esempio, ha potuto compiutamente riscontrare che un’economia che punta alla crescita porta ad un ambiente obesiogeno (vita sedentaria, junk food, ecc.) che a sua volta produce un aumento delle malattie croniche con il conseguente aumento del mercato della sanità, specialmente nelle forme più detrimenti.
Possiamo tranquillamente parlare di circolo vizioso al punto da dover annoverare l’ospedalizzazione tra le maggiori cause di malattie.
Letteralmente, ci si ammala perché ci si è ricoverati in struttura ospedaliera.

Le infezioni ospedaliere, ad esempio, sono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria.

Si definiscono così infatti le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione.
Sono l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, che se da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni, dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili.
Un altro elemento cruciale da considerare è l’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico.

Circa l’80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie).
Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere.

L’aumento delle infezioni sistemiche è la conseguenza di un graduale aumento dei fattori di rischio specifici, in particolare l’uso abbondante di antibiotici e di cateterismi vascolari.

La resistenza agli antibiotici sono una vera e propria piaga

Tra i batteri con maggiore resistenza agli antibiotici sono Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (-oxacillina), gli pneumococchi resistenti ai beta-lattamici e multiresistenti, gli enterococchi vancomicina-resistenti.
Tra i gram-negativi, le resistenze principali sono le beta-lattamasi a spettro allargato in Klebsiella pneumoniae, Escherichia coli, Proteus mirabilis, la resistenza ad alto livello alle cefalosporine di terza generazione tra le specie di Enterobacter e Citrobacter freundii, le multiresistenze osservate in Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter e Stenotrophomonas maltophilia.

 

La regressione del cancro con la dieta vegana crudista

25 Luglio 2016 Posted by Considerazioni dal mondo vegan

L’establishment medica se ne frega dell’alimentazione perché è la nuova casta sacerdotale

Già in un precedente articolo abbiamo descritto di come le nostre scelte alimentari determineranno il futuro della nostra specie su questo pianeta.
Non esiste altro fattore che può determinare tanti benefici – in molteplici ambiti – quanto l’alimentazione naturale vegetale.
Lo scritto toccava sinteticamente tutti gli ambiti, da quello salutistico a quello della sostenibilità ambientale unitamente al rispetto delle altre forme di vita ospiti come noi di questo pianeta.

Questa volta però, voglio toccare l’aspetto riguardare la regressione di malattie degenerative come il cancro.

In malattie come il diabete e quelle cardiovascolari la dieta vegana crudista ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che è la più efficace in assoluto.
Molteplici dati ci suggeriscono che ciò vale anche per altre malattie gravi specialmente come quelle autoimmuni (la sclerosi multipla per esempio).

Per quanto concerne il cancro, diversi studi hanno dimostrato che adottando questo tipo di dieta è possibile rallentarlo e finanche farlo regredire.

Occorrono ancora molti dati statistici per rafforzare questa tesi ma quelli in possesso sono molto più che lusinghieri sebbene raccolti da studi indipendenti dai budget risicatissimi.

Purtroppo le istituzioni mediche nicchiano, non vogliono neanche provarci.

Il cancro è una malattia spaventosa ed è anche una malattia che provoca tensione ed emotività.
Quando qualcuno lo contrae pensa che la cura migliore sia contrastarlo con agenti chimici fatti di sostanze tossiche come la chemioterapia, le radiazioni e la chirurgia.
Spesso si usano queste terapie violente perché non ci sono molti medici interessati ad effettuare la ricerca giusta per vedere gli effetti della dieta.

Eppure le prove raccolte in laboratorio dal Prof. T. Colin Campbell con i suoi studi approfonditi pubblicati dal famoso Best seller “The China Study” si è potuto comprendere che la dieta naturale vegetale ha una forte incidenza sulla regressione delle cellule tumorali.

Bisognerebbe che gli scienziati dedicassero più tempo alla valutazione di queste possibilità. Occorrerebbe che lo facessero in maniera formale e organizzata per farla conoscere al pubblico ma solitamente non lo fanno.
Campbell ha eseguito incontri e dato conferenze anche a diversi gruppi di medici oncologici i quali, pur trovandosi d’accordo, cito testualmente: “non vogliono consigliare questa dieta perché non sono mai stati preparati nel campo della nutrizione. Sono reticenti e preferiscono non affrontare la questione”. Un giorno si parlerà di questa epoca come della più grande tragedia della medicina moderna paragonabile alla politica oscurantista che la chiesa cattolica impose nei secoli passati.

La conoscenza del funzionamento delle cellule e di come queste interagiscono con il cibo, lo stupendo meccanismo della loro natura (che in gran parte ignoriamo) che gli consente di prende tutti gli innumerevoli nutrimenti presenti nel cibo naturale, di riunirli e scegliere quali utilizzare nel processo digestivo, quali nell’assorbimento e nel metabolismo ci stanno letteralmente dicendo che la strada finora intrapresa dalla medicina ortodossa è totalmente fallimentare.

Il corpo vuole costantemente creare una condizione di salute

È questa la sua condizione base.

Dobbiamo riflettere sul fatto che siamo composti da milioni di miliardi di cellule dove ognuna è un universo a sé stante eppure esse operano in sinergia, in maniera olistica: comunicano e sanno come agire mediante le loro molteplici funzioni.

Abbiamo scoperto che anche gli organi comunicano tra di loro attraverso gli impulsi nervosi, gli ormoni ed altri mezzi. Ergo, tutto il corpo opera come una singola unità sebbene si parta dalle singole cellule.
A noi spetta semplicemente il dovere di offrirgli le risorse nutrizionali giuste ovvero i cibi naturali vegetali.  Dobbiamo pensare alla nutrizione come ad una disciplina olistica.

Ma, ahinoi, ancora oggi la nutrizione non viene minimamente insegnata nelle facoltà di medicina.
Il concetto di nutrizione è molto fumoso per la stragrande maggioranza delle persone che si affidano a medici che si nutrono male quanto loro perché ne sanno quanto loro. Le ragioni sono molteplici inclusi beceri interessi di bottega. Quella prevalente è che la scienza in questo ambito è diventata molto riduzionista vale a dire che analizza un nutriente alla volta, indaga su di un solo meccanismo di funzionamento ed esamina un solo risultato.

La pratica della medicina clinica si spinge anche oltre.
Essa, infatti, non si limita ad analizzare un singolo nutriente ma utilizza una sola sostanza derivante da una elaborazione chimica sintetica e produce quello che comunemente chiamiamo medicinale.

Se ne testano gli effetti nel breve termine come la riduzione del dolore ed altri effetti positivi ma, poiché al corpo non piacciono queste sostanze chimiche, dopo un periodo di utilizzo ne soffriamo gli effetti collaterali.

Il corpo, che ha una straordinaria capacità di adattamento, comincia a ridurre l’effetto della tossicità di questi medicinali (la così detta tolleranza farmacologica) obbligando così l’aumento del dosaggio o l’assunzione di altri farmaci per contrastare gli effetti collaterali.

Insomma, l’idea di utilizzare i medicinali per essere in salute è totalmente sbagliata e non è poi così distante dalle pratiche medievali che tanto esecriamo.

Chiariamo, nel breve periodo alcuni medicinali posso essere utili in caso di malattie gravi o per ridurre il dolore o per combattere un’infezione ma, superata la fase critica, bisogna passare all’alimentazione di cibi naturali vegetali.

Solo in questo caso vedremmo miglioramenti straordinari.
La visione vegana, anche e soprattutto per tramite di un numero sempre più crescente di medici preparati e coraggiosi, dalla casta sacerdotale medica definiti eretici (la vedete adesso la somiglianza con le inquisizioni?), vuole espandere il concetto di cibo anche per ciò che riguarda la cura dalle malattie e per come è possibile restare in salute.

Il comportamento reazionario e conservatore della classe medica “ortodossa” ha gli anni contati.
La verità viene sempre a galla!

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