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Vegan economy, contro la finanza che ci mangia il cibo

13 Giugno 2016 Considerazioni dal mondo vegan

Vegan economy, contro la finanza che ci mangia il cibo

La condizione che abbiamo creato nel mondo moderno è veramente favorevole alla nostra salute?
Il substrato del nostro subsistema socio economico, agisce come una forza positiva per lo sviluppo e per il progresso umano e sociale?
Oppure, la forza alla base della nostra società va, in realtà, contro i nostri principali requisiti evolutivi necessari per creare e mantenere il nostro benessere personale e sociale?
Ci si potrebbe chiedere: com’è iniziato tutto questo se ciò che abbiamo oggi è un mondo in uno stato di collasso cumulativo?

Probabilmente bisognerebbe partire dal patrocinatore del principio della proprietà privata John Locke (1632-1704).
Egli diede tre condizioni per un giusto diritto alla proprietà privata:

1)      Ne deve avanzare abbastanza per gli altri;
2)      Non devi lasciare che vada a male;
3)      Devi trarne lavoro.

Sembra ragionevole.
Mettici lavoro per valorizzarla e fintanto che ne rimarrà abbastanza per gli altri, che non la lascerai andare a male e non ne farai sprechi andrà tutto bene.
A questo punto, lette le suddette condizioni, l’opinione che ci si può fare del concetto di proprietà privata è assolutamente plausibile. Però, qualche riga più avanti, lo stesso autore scrive: “Una volta avvenuta l’introduzione del denaro come mezzo convenzionale per la regolazione degli interscambi, saranno i mezzi monetari ad arbitrari”.

Questo presupposto squalifica inevitabilmente le condizioni di cui sopra.
Non più il lavoro o la cura e la valorizzazione di una proprietà, non ha più importanza se ne avanza per gli altri o se ne si spreca poiché, attraverso questo principio, si sposta l’onere su un mezzo convenzionale completamente slegato dal comportamento dell’individuo che lo detiene.

Questo gioco di prestigio logico è alla base del pensiero capitalistico

Guarda caso, calza a pennello con i detentori di ingenti fonti di capitali.
A peggiorare le cose intervenne Adam Smith (1723-1790) che ci aggiunse un ulteriore principio filosofico-religioso scrivendo che “è la mano invisibile del mercato a portare l’equilibro economico”.

Si sa che quando qualcuno mette dei beni in vendita crea l’offerta mentre coloro che vogliono comprare costituiscono la domanda, e una delle nozioni centrali dell’economia è proprio comprendere come queste raggiungano l’equilibrio.

Quindi, come fa l’offerta ad eguagliare la domanda o viceversa?
Come possono queste raggiungere un equilibrio?

Applicando la logica Smithiana, i detentori d’ingenti mezzi monetari potranno comprare manodopera e beni senza alcun limite accumulando ricchezze tali da determinare profonde diseguaglianze sociali oltre che reiterati collassi. Difatti Smith ce lo conferma attraverso il suo trattato “Tutta la ricchezza delle nazioni” in cui scrive: “la scarsezza dei mezzi di sussistenza pone limiti alla riproduzione dei poveri che la natura non può gestire in altro modo se non con l’eliminazione dei loro figli”.
Ecco trovata la mano invisibile di cui scriveva.
Il fatto che costui viene a tutt’oggi considerato il padre dell’economia moderna ci lascia sospettare a quale più assurda situazione ci siamo avviluppati.
Infatti, quando riflettiamo sul concetto originale del così detto sistema del libero mercato, vediamo che l’intento del mercato di quel tempo era basato sui beni di scambio reali, tangibili, utili alla vita.
Adam Smith, nonostante il suo cinismo, non sarebbe arrivato a concepire l’iperbole in cui oggi ci troviamo.
Oggi, il più redditizio settore economico del pianeta è l’arena del trading finanziario, dove lo stesso denaro viene semplicemente perduto o guadagnato dal movimento di altro danaro, in un gioco arbitrario che non possiede alcun merito produttivo per la società.

Il danaro, nella logica evolutiva dei principi del libero mercato, viene considerato esso stesso merce.

Oggi, in tutte le economie del mondo, il denaro è perseguito per fare ulteriore denaro e niente altro. L’idea sottintesa è che la mera ricerca egoistica, attraverso questa merce fittizia, in qualche modo manifesterà, magicamente, benessere e progresso umano e sociale.

La drammatica realtà è che l’interesse per l’incentivo monetario è ora completamente scollegata dal basilare interesse concernete la vita della società nel suo insieme.
Stiamo subendo un gigantesco e confuso modello economico attraverso il quale ci viene detto che se si vendono più beni, se il PIL cresce continuamente ci sarà maggior benessere.

Ma conteggiare tutte le transazioni monetarie e confonderle con lo sviluppo della vita è completamente fasullo. 

Abbiamo a che fare con una sorta d’inganno strutturale che diventa via via più letale mano a mano che l’emanazione monetaria si dissocia da qualsiasi presupposto produttivo.
Tutto questo è misurabile nell’esasperata ricerca del mondo industriale di ridurre i costi attraverso lo svilimento progressivo di ogni componente del processo produttivo al solo scopo di massimizzare il profitto monetario. Una mostruosità suicida misurabile solo attraverso le scale della stupidità.

Nell’industria dell’alimentazione, per rientrare nell’ambito di cui questo sito si occupa, si è arrivati a produrre cibi spazzatura a basso costo solo perché le persone li consumino in ragione della mera crescita del margine monetario per gli azionisti.

Questi alimenti sono prodotti con miscele di ingredienti appositamente dosati per produrre la massima risposta di piacere al minimo costo produttivo.
bliss-point-cibo-spazzaturaGli addetti ai lavori lo definiscono il bliss point, o “punto di beatitudine”, cioè il giusto equilibrio tra zuccheri, grassi e sale che favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore collegato alle sensazioni di piacere e appagamento.

Si innesta così un circolo vizioso: una volta provato il piacere provocato dal consumo di cibi spazzatura è difficile farne a meno, per questo motivo si è portati a consumarli più spesso e in maggior quantità anche perché la dopamina, purtroppo, non si accumula e si esaurisce velocemente.

I cibi creati attorno al principio del bliss point, quindi, sono delle vere e proprie trappole per l’organismo e la salute.

Non a caso per vendere queste porcherie investono miliardi di soldi in packaging, spot e testimonials attraenti.
Per dirla in maniera ancora più esplicita, non fanno che fregarci per mezzo di condizionamenti psicologici e concettuali dei più disparati che la legge ha via via concesso perché essa stessa promulgata da politici con smaccati conflitti d’interesse.

L’ultima novità di questa deriva si chiama TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership).
Il seguente video esprime meglio di tante parole di quale mostruosità si tratti:

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